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Sono in tre intorno al piccolo chioschetto in fondo ai giardini della Resistenza. Parlottano fra loro mentre sistemano bottiglie di birra e vodka sul ripiano. Hanno l’aria di quelli che sanno il fatto loro. Solo l’aria, però. Il comandante della Municipale Filippo Fusi si avvicina sbucando da dietro una siepe. E’ in borghese. I tre lo squadrano come a dire: e questo che vuole? “Ragazzi è un controllo, mostrate i documenti. Cosa sono queste bottiglie? Vi sembra intelligente sbronzarsi prima di andare a ballare? Poi magari ci combinate qualche casino”. Sono le 23.15 di venerdì 17 aprile: parte così il mio giro da “vigile urbano aggregato” (spero che i veri vigili non si offendano per l’accostamento) durante la temuta notte del Pavoreal.
Lo spiegamento di forze anti “giovani Attila” è imponente. Ci sono quattro auto dei vigili urbani, due dei carabinieri, tre dell’Associazione nazionale carabinieri (ex appartenenti all’Ama), i volontari della Vab. L’operazione è coordinata dal comandante della Polizia municipale di Bagno a Ripoli, Filippo Fusi, e dal vicecomandante della stazione carabinieri di Ponte a Niccheri, Francesco Pulcrano. Obiettivo: ridurre al minimo i disagi per i residenti (sosta selvaggia, schiamazzi, atti di vandalismo). Prevengo già l’obiezione di qualcuno: tutti questi uomini per controllare qualche manipolo di ragazzotti un po’ fumati e/o un po’ bevuti? Ma che spreco! Vabbè, allora non siete mai contenti. Non tutti i venerdì è possibile avere un controllo della zona così capillare, ma ogni venerdì sera (e non solo il venerdì) il controllo c’è fino ad oltre le cinque del mattino.
Torniamo ai tre beccati con superalcolici e birra. Il comandate Fusi è un po’ dottor Jeckill e un po’ mister Hyde. Alterna da attore consumato (chissà quante volte ha ripetuto il medesimo copione) un tono paterno, che consiglia, che spiega, a quello da “sbirro”, come si autodefinisce, che non ammette repliche. Uno di loro prova ad alzare la voce. Viene spento, con un perentorio “Quando parlo io stai zitto e ascolti”. Con tono suadente chiede se hanno stupefacenti. “No”, è la risposta corale. “Bene, allora se vi perquisiamo non troviamo niente, vero? Ultimo avviso: se avete qualcosa tiratela fuori spontaneamente dalla tasche, che è meglio per voi”. Uno dei tre appoggia sul banco del fumo, un altro, già nel panico, le chiavi di casa. “Quelle puoi rimetterle in tasca”.
Arriva anche il maresciallo Pulcrano con i suoi uomini, la situazione per i tre si complica. Hanno tutti precedenti per rissa. Il progetto sballo e ballo è già archiviato. Passeranno qualche ora alla stazione di Ponte a Niccheri a raccontare dove e da chi hanno preso la “roba”. “Probabilmente abbiamo intercettato per tempo un terzetto che ci avrebbe provocato dei problemi tra qualche ora. Vedrà che attraverso i social nel giro di poco passerà la voce che all’Antella ci sono controlli a tappeto. Chi cerca guai si terrà alla larga”.
Buon profeta il comandante Fusi. Vigili e carabinieri si impegnano in un’opera di sensibilizzazione di gruppetti di ragazzi sulla opportunità di non gridare perché c’è gente che dorme e di non lasciarsi alle spalle bottiglie e rifiuti vari, soprattutto nei giardini pubblici. Non c’è bisogno di fare la faccia dura. Sono tutti molto giovani e anche molto spaventati nel vedere divise e lampeggianti. “Si, ha ragione”, è la risposta dei pizzicati. “Che ho ragione è l’unica cosa certa”, è la risposta in automatico del comandate.
Procede in un tranquillo tran tran anche l’opera di controllo degli automobilisti in arrivo all’Antella. Al posto di blocco (di blocco si fa per dire) nell’area del distributore si alternano Polizia municipale e Carabinieri.
La notte del Pavorel scorre via in un silenzio quasi irreale, rotto soltanto dal rintocco delle campane di don Giovanni che segnano le ore e dal fruscio dell’Isone che scorre calmo e placido al passaggio… dei “giovani Attila” che iniziano a far rientro a casa.