“Episodi di razzismo”: il comunicato ufficiale della Fiorentina su quanto accaduto al termine della partita col Napoli, non cerca annacquamenti. Sovente le offese per il colore della pelle o l’etnia di un giocatore, se lanciate in uno stadio, vengono deubricate a qualcosa di simile al folclore. Quasi ci fosse una sorta di prontuario dell’imbecillità: boati, banane e scimmie riservati ai neri; l’epiteto “zingaro”, talvolta con l’aggravante “di merda”, per i balcanici. Routine.
Invece no! Non è solo imbecillità, quella che contraddistingue chi, ancora, canta ai napoletani “Vesuvio lavali col fuoco”: tentativo di offesa più logoro che stupido. Indegno delle tradizionali potenzialità ironiche dei fiorentini.
Chi ha preso di mira Koulibaly, Angissa e Osimhen per il colore della pelle ha il razzimso nel proprio dna e forse neanche se ne rende conto. E chi pensa che non sia razzismo, ma solo ignoranza da stadio, diventa automaticamente connivente con questi tifosi viola la cui fede calcistica non può diventare copertura per le nefandezze verbali.
E’ ladro chi ruba e chi tiene il sacco, recita un vecchio proverbio. Parafrasando si può dire che è razzista chi ulula e chi sminuisce, giustifica, precisa, distingue.
“Sarà cura della stessa Fiorentina proibire loro l’accesso allo stadio”, recita il comunicato: sarebbe confortante che i tanti che erano vcino a questi “razzisti a loro insaputa” dessero un contributo ad individuarli, anziché coprirli con il silenzio.
L’ignoranza e la stupidità di qualcuno – come afferma la nota della Fiorentina – mettono in imbarazzo e discussione non solo la serietà della società gigliata, ma anche di tutta la città. Anche “Questa è Firenze”, purtroppo.