Non c’è da vergognarsi ad avere fortuna. In particolare quando si è stati strapazzati da mille peripezie. La Fiorentina sembra entrata finalmente in sintonia con la Dea Bendata. Almeno per quanto accade sul terreno di gioco. Il tema infortuni, invece, continua ad essere insopportabilmente di attualità (dopo Babacar, anche Gomez fermo un paio di settimane). Ma sugli episodi nel corso delle ultime partite sembra che la Sfiga (scriviamola con la maiuscola, hai visto mai se la prendesse a male), si sia distratta. Circostanze che avrebbero potuto cambiare il corso trionfale dei viola si sono disinnescate.
Primo segnale il 19 febbraio a Londra, durante la gara d’andata col Tottenham. Al 44’ del primo tempo, con gli spurs in vantaggio, Soldado colpisce di testa, Tatarusanu respinge corto e Chadli, a due passi dalla porta spalancata, stampa la palla sulla traversa. Poteva essere il colpo del ko, invece la Fiorentina arriverà al pareggio. Replica nella gara di ritorno, il 26 febbraio. Al 29’ del primo tempo, con le squadre sullo zero a zero, Soldado e Chadli si involano solitari verso l’indifeso Neto. Il centravanti del Tottenham sceglie la generosità passando una palletta moscia al compagno. Neto ha il riflesso di una mangusta, intercetta e sventa il pericolo. Da lì parte il monologo viola con vittoria indiscutibile e passaggio del turno. Domenica scorsa la palla avvelenata per rompere l’equilibrio capita al 35’ del primo tempo fra i piedi dell’interista Guarin. Una sassata che Neto può solo osservare. Ma che schiaffeggia il palo e finisce sul fondo. Poi Salah farà il resto (a proposito che fortuna aver “dovuto” vendere Cuadrado). Infine ieri sera contro la Juve. Passano due minuti e Vidal si incunea nella difesa viola arrivando a guardare negli occhi Neto. Non è un tiro difficile, lui prova a piazzarla e la butta fuori. Scampato pericolo. Quindi l’apoteosi viola.
D’altronde la Fiorentina aveva nei confronti della Dea Bendata un ampio credito accumulato nel corso degli ultimi campionati. E poi audentes fortuna iuvat, come scrive Virgilio nell’Eneide. Ovvero la fortuna aiuta gli audaci, chi mostra il coraggio di osare. Lo ribadiva anche D’Annunzio (memento audere semper) al quale non si può certo rimproverare la mancanza di ardimento nella parola e nell’azione. Montella è un tipo che osa. Convinto che costruire gioco paghi sempre più del distruggerlo. E’ un audace in un mondo dove ancora resiste il mito del catenaccio. Se la Fortuna gli dà una mano, non è per caso.