Frocio e finocchio, gli epiteti rivolti da Sarri a Mancini, non sono sono da considerare “discriminazione sessuale”. Il giudice sportivo, e non è la prima volta, si conferma paladino dell’ottusità, dell’arretratezza culturale, del’inciviltà più bieca. Pena risibile (due giornate di squalifica in Coppa Italia e 10mila euro di multa) per l’allenatore del Napoli. A questo punto coerenza vorrebbe che siano sdoganati come non razzisti termini come negro, terrone, zingaro, ebreo. E aspetto di vedere come saranno valutati gli ululati che risuonano in alcuni stadi quando tocca palla un giocatore di colore. Oppure ciò che è derubricato in peccato veniale se a commetterlo sul terreno di gioco è un allenatore di serie A, diventa invece un reato se riguarda il pubblico sugli spalti? Bell’esempio per chi sui campi di periferia si batte quotidianamente per contrastare una pericolosa deriva razzista e sessista. Lo sport che dovrebbe essere alfiere di valori, diventa invece cloaca di sentenze ipocrite degne del peggior Ponzio Pilato.