Ma il Belenenses è una squadra? I maicontenti (ci sono anche fra i tifosi viola) e i sostenitori di altri colori, lanciano questa domanda-provocazione per sminuire la vittoria della Fiorentina a Lisbona. Certo, la compagine portoghese non è il Real Madrid o il Bayern Monaco. Però, a ben vedere, non si è coprtata peggio dell’Inter. Anzi, al 23° del primo tempo il “materasso” Belenenses era sotto solo di un gol, l’Inter plurimilionaria di tre. E non che l’attacco nerazzurro avesse creato maggiori pericoli di quello dei lusitani. Alla fine anche il risultato è stato quasi in fotocopia. La verità è che la Fiorentina di Sousa ha la capacità di irretire quasi ogni velleità degli avversari. Non tira molto in porta, ma non rimane mai a bocca asciutta: sempre a segno in otto partite fra campionato e Europa League. Il massimo risultato con il minimo sforzo, anche se minimo solo in apparenza. Dietro a prestazioni così tetragone c’è un lavoro certosino su tattica e atteggiamento in campo. E traspare tutta l’autorevolezza che l’allenatore ha saputo guadagnarsi sul campo nei confronti dei suoi giocatori. Non si spiega altrimenti Bernardeschi, un attaccante di razza, che si adatta a fare l’esterno a destra e a sinistra e a ripiegare fin sulla linea difensiva per dar mano al reparto arretrato. Oppure Rebic, improvvisato esterno destro, probabilmente per la prima volta nella sua carriera. Per arrivare a Suarez che non ha battuto ciglio nell’inedito ruolo di centrale difensivo. Non so se il Belenenses o l’Inter sono una squadra. Certamente lo è la Fiorentina.