Domenica il gruppo ultras degli 1926, che guida i cori in curva Fiesole, farà lo sciopero del tifo nella prima mezz’ora per protesta contro 12 denunce (qui potete leggere il loro comunicato con le motivazioni).
Non mi piacciono alcune centinaia di persone che cantano un coretto di vaffa nei confronti di un poliziotto, al quale si imputa la responsabilità del calo di tifosi allo stadio. Non mi piace la moltitudine che sfrutta la forza del numero per attaccare un singolo (sconosciuto ai più) in faccia al quale probabilmente nessuno dei “cantanti” avrebbe il coraggio di fiatare. Non mi piace l’indicazione di un “bersaglio” con tanto di nome: è una pratica che può riservare rischi inimmaginabili. Quindi i tifosi viola che all’uscita dalla gara col Napoli hanno preso di mira il funzionario della Digos fiorentina, che era lì a fare il proprio lavoro, non a divertirsi, hanno sbagliato.
Detto questo, la decisione della Questura di Firenze di denunciare dodici ragazzi per oltraggio e ingiuria a pubblico ufficiale ha il sapore di rappresaglia, non di giustizia. Una raffica su un gruppo: chi piglio, piglio. Come scrissi in occasione della multa al tifoso fuori posto, la logica del punirne uno (o dodici) per educarne centinaia mi fa pensare alle Br, non alla Polizia. Un’istituzione dello Stato dovrebbe reagire con autorevolezza al becerume e con il buon senso al cattivo gusto. Rabbrividisco al pensiero che in questura si facciano brindisi per aver scalato la classifica dei daspo (soprattutto se molti vengono poi, in silenzio, annullati per insussistenza di prove). Un coro, anche se irriverente e maleducato, è pur sempre solo un coro. Quante denunce sono partite nei confronti dei tifosi del Napoli che bombardarono il settore ospiti con bottiglie di piscio? Quante decine di denunce contro i laziali che hanno assaltato il Viola Point allo stadio? Tanto per citare due episodi recenti. La Giustizia non può avere applicazioni arbitrarie a seconda delle diverse zone geografiche d’Italia. L’arma della denuncia per un coro, seppur deprecabile, è come sparare una cannonata contro una mosca. Il rischio, anzi la certezza è di fare danni assai maggiori rispetto ad ignorarla.