Non mi piace autocitarmi, ma oggi 20 giugno, anniversario della promozione in serie A della Fiorentina (era il 20 giugno 2004) dopo l’affannosa risalita dalla serie B, sono andato a rileggere quello che avevo scritto allora sulle pagine sportive della Nazione, che avevo l’onore di guidare (vedi articolo sotto). Non è tanto il contento celebrativo di un pareggio-vittoria (col Perugia a Firenze fu 1-1 ma in Umbria la Fiorentina aveva vinto 1-0) a colpirmi, quanto la speranza che traspariva da quel commento.
Eravamo approdati in serie A dopo molte traversie, comprese quelle della C2. Il futuro appariva incerto. La squadra, arrivata sesta in serie B, inadeguata a reggere l’urto col campionato superiore. Eppure eravamo felici e non solo per la promozione tanto sofferta quanto meritata, addirittura dovuta. Non ricordo le condizioni meteo di allora, ma c’era un bel clima. Il cielo era viola sopra Firenze, come prima, più di prima. I tifosi respiravano a pieni polmoni la passione per la Fiorentina. Diego Della Valle teneva saldo il timone della società, il fratello Andrea non era ancora comparso sul palcoscenico se non come comparsa, tanto meno il fido Cognigni.
Quanta differenza rispetto alla situazione attuale. L’aria intorno al Franchi è ammorbata. Ci si intossica ad ogni respiro. Il virus della disaffezione colpisce ogni giorno più tifosi. E non c’è vaccino. Forse davvero servirebbe una raffica di tramontana che spazzasse l’orizzonte: dopo il gelo si torna a fiorire.
Nicola Fabozio
Ma e’ solamente tutta colpa dei Della Valle?