Ho un ricordo personale del presidente Giorgio Napolitano, che tra poche ore, di fatto, terminerà il suo mandato. Primavera del 1976, era in corso la campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento. A quei tempi i rappresentanti dei partiti riuscivano ancora a raccogliere le folle. A Firenze il Pci aveva organizzato un comizio di Giorgio Napolitano in piazza della Signoria e io, giovane cronista di Radiolibera Firenze (la prima emittente privata della città, una delle prime in Italia), decisi di tentare un’intervista.
Dovete sapere che in quel momento il Pci non riconosceva legittimità alle radio private. La sentenza della Corte Costituzionale che decretò l’abolizione del monopolio della Rai, sdoganandole, sarebbe arrivata solo a giugno. Qualche settimana prima di Napolitano, era passato da Firenze un altre leader comunista, Alessandro Natta, per una manifestazione politica al Palazzo dei Congressi. Informato che ero un giornalista di una radio privata, aveva tirato di lungo senza neanche rivolgermi una parola. In un atteggiamento ottuso e anche maleducato.
Salii sul palco in piazza della Signoria, facendomi largo tra i militanti del servizio d’ordine, e mi presentai a Napolitano pronto a contestare un suo rifiuto. Non ce ne fu bisogno. Rispose con pazienza a tutte le mie domande sulla politica estera, sui contatti con i socialisti francesi di Mitterrand, sui miglioristi, sui rapporti con la Dc e il Psi del segretario De Martino e dell’emergente Bettino Craxi. Al termine dell’intervista (la cui registrazione conservo ancora come un prezioso cimelio) mi salutò cordialmente.
L’ho incontrato altre due o tre volte negli anni successivi e mai si è sottratto alle mie domande. Un signore della politica, come ce ne sono pochi. Garbato, preparato e disponibile. Raccontano che in questi anni da presidente della Repubblica, nei periodi di vacanza nella tenuta di Castel Porziano, si sia concesso, come massimo della trasgressione, un paio di sandwiches da portarsi dietro durante le passeggiate nel bosco in compagnia della moglie Clio. Grazie di tutto Presidente. E ancora cento di quelle trasgressioni.