Cercasi leader disperatamente. La Fiorentina ha buoni giocatori, seri professionisti, atleti scrupolosi, bravi ragazzi. Manca il leader. L’uomo che nei momenti critici diventa punto di riferimento. Colui in grado di avere un ascendente sui compagni. Capace di scuoterli in caso di apatia. Rincuorarli quando sono sfiduciati. Infondere coraggio quando si insinua la paura. All’occorrenza perfino mentire, disegnando sempre un orizzonte sgombro da nubi, anche quando è in arrivo un uragano. Passarella, Dunga, Batistuta: tre nomi, tre garanzie sotto questo aspetto. Ecco cosa manca alla Fiorentina di oggi. D’altronde leader prima di tutto si nasce, poi lo si diventa. E’ qualcosa che arricchisce il dna di un individuo, nel calcio come nella vita. Se ce l’hai dentro bene, altrimenti non ci sono ricette per acquisirlo. Non servono allenamenti come per migliorare il tiro o il colpo di testa. E’ come il fiuto per gli affari, la genialità artistica, l’ispirazione poetica, l’orecchio musicale.
Alla Fiorentina la figura del leader manca. Pasqual ha dalla sua la lunga militanza in maglia viola, non il carisma. Gonzalo ha classe e calma olimpica, non la grinta. Grinta che ha Pizarro, ma un po’ isterica e troppo altalenante. Borja Valero sprizza generosità in campo e saggezza fuori, un amico fidato più che un condottiero. Diamanti ha la tigna di chi non molla mai, ma è arrivato da troppo poco tempo. Gomez ha il curriculum che parla per lui, ma in campo non si spettina mai il ciuffo e, forse, neanche nello spogliatoio. Eppure in questo momento è indispensabile che qualcuno faccia un passo avanti, prenda per mano la squadra e aiuti Montella a superare il momento più critico della sua avventura in viola. Leader per sempre non ci si inventa. Ma eroe per un giorno si può diventare. Chi alza la mano? Chi si offre volontario?