“Il mestiere di consigliere comunale, sia di maggioranza che minoranza, è controllare oltre che proporre. Abbi dubbi”: Beatrice Bensi cita il titolo di un album di Edoardo Bennato per indicare la sua “eredità” politica. La consigliera di Cittadinanza attiva si è dimessa nell’ultima seduta del Consiglio comunale di Bagno a Ripoli dopo 12 anni di attività. Prima legislatura per i Verdi, dal 2004 al2009, poi con una lista civica al di fuori dei partiti. Al suo posto, fin dalla prossima seduta, ci sarà Sonia Redini, prima dei non eletti.
Bensi, come mai questo addio?
L’alternanza è sempre stata un nostro obiettivo.
Alternanza ogni 12 anni?
(Ride) No, è che talvolta altri in lista avevano problemi a subentrare o preferivano che continuassi io.
Insomma, mancavano le condizioni per l’alternanza.
Un po’ sì, un po’ mi sentivo di voler aumentare le mie competenze, per esempio in campo urbanistico. In questa legislatura la presidenza della specifica commissione non me l’hanno regalata, l’ho conquistata sul campo. Era il settimo anno che vi partecipavo. Tutti hanno compreso che da parte mia c’era un forte impegno, la conoscenza del territorio e un’esperienza urbanistica anche se non ho competenze tecniche.
Questo bagaglio andrà perso.
Ho detto al Consiglio che io sono a disposizione. Qualsiasi dubbio o intenzione di approfondire sono a disposizione per maggioranza e opposizione. Non esco di scena, ma voglio rigenerarmi.
E’ anche una strategia elettorale per dare il tempo a Sonia Redini di farsi vedere per quando si tornerà a votare?
Certo, la popolazione deve imparare a conoscerla. Un nostro handicap è avere un gruppo molto personalizzato e il partito feudo del leader non mi piace. Così la politica si sclerotizza.
Il M5S ha fatto il cambio di consigliere qualche mese fa, vi ha influenzato la loro scelta?
No, era una decisione già maturata da un anno. Quando mi sono ricandidata avevo accennato che non avrei portato avanti tutta legislatura. I patti erano questi, infatti Sonia Redini ha iniziato già a seguirmi nelle commissioni e nel lavoro di consigliera.
Molto lavoro?
Le battaglie che ho fatto hanno prodotto una mezza stanza, in cantina, piena di faldoni e incartamenti, lettere e documenti. L’altro giorno, guardando questa mole di carta, mi sono impressionata.
L’opposizione è già debole numericamente, tre consiglieri contro 13. Ora con due neofiti, indipendentemente dalle loro capacità, avrà anche meno esperienza amministrativa.
Tre anni sono sufficienti per cominciare a capire i meccanismi, come funzionano gli atti amministrativi e il linguaggio burocratico. Redini mi subentra anche come presidente della commissione urbanistica e le ho detto di nominarmi come membro esterno. Ha un po’ di timore perché è un ruolo impegnativo e si affrontano questioni rognosette e argomenti complessi. Ma avrà il mio supporto, come io in questi anni l’ho avuto dall’architetto Dallai prima e da Sergio Morozzi poi.
Che giudizio dai del Consiglio comunale che hai lasciato?
Ci sono molti giovani laureati e preparati, ma da loro mi aspettavo più entusiasmo e più sana ribellione. Che portassero più esigenze dei giovani. Mi verrebbe voglia di chiedere per quali motivi si sono candidati, quali le loro istanze, le loro idee al di là delle appartenenze politiche. Quali sono i loro valori. M’è sembrato di vederli molto dormienti. Essere di maggioranza non significa non intervenire in Consiglio, non presentare interrogazioni, non contribuire al dibattito.
Qual è la battaglia fatta in questi anni di cui sei più orgogliosa?
La sensibilità sul territorio
E la conquista di cui vai fiera?
Sicuramente piano strutturale e regolamento urbanistico: contengono ancora cose che non condivido, come certe previsioni residenziali, però c’è grande sensibilità sul recupero dell’esistente. Prossimamente farò una conferenza stampa apposita per far conoscere tante possibilità che i cittadini ignorano.
C’è qualcosa di cui sei pentita?
A dire la verità no. Anzi, sì, una cosa c’è. Nella passata legislatura ci fu una persona assunta dal sindaco Bartolini alla quale fu dato un incarico personale, com’è era nelle sue prerogative. Questa assunzione poi è stata stabilizzata. Avrei dovuto mettere più zeppe politiche contro questa trasformazione in tempo indeterminato, perché non è corretto.
Un collega con il quale ha avuto un rapporto di stima particolare in questi anni.
Con l’assessore Frezzi sono riuscita ad avere in questi due anni un rapporto che non era stato possibile istaurare con assessore precedente, Tonarelli. Era molto più chiuso e metteva troppi paletti. Frezzi non si è mai opposto a far intervenire il pubblico durante le sedute delle commissioni.
Di solito sono io a dare le pagelle, ma oggi cedo a te l’incarico: i tuoi voti alla giunta.
Non mi piace dare i voti… Ovviamente sono voti di natura politica non personali.
Ovvio, partiamo col sindaco Francesco Casini.
Appena la sufficienza, sei stiracchiato. Non perché non abbia le capacità, ma gli piace il ruolo dell’uomo al comando che decide tutto lui, l’uomo del fare senza porsi tanti problemi. E’ un filone ideologico inaugurato da Renzi. Invece approfondire gli argomenti non è una perdita di tempo.
L’assessora a scuola e cultura Annalisa Massari.
Insufficienza, perché in un paio di occasioni ha detto che in fondo la situazione della scuola a Bagno a Ripoli è migliore che in altri Comuni. Non mi piace questo modo di accontentarsi.
Assessore ai lavori pubblici Enrico Minelli.
Minelli deve prepararsi meglio e studiare i vari temi.
Il classico “potrebbe fare di più”, gli diamo 6 meno meno?
(Ride) Sì 6 meno meno mi sembra giusto.
Assessore all’urbanistica Paolo Frezzi.
Un sette per motivi di stima e di impegno. Vedo che recepisce le obiezioni, non è nel filone dell’uomo al comando.
Assessora allo sviluppo economico Francesca Cellini.
Diciamo sei
Alla vice sindaca Ilaria Belli?
Si dà parecchio da fare e mi sembra anche disponibile: sei anche a lei. Ma tutti hanno il problema di essere sotto la coltre del sindaco che è troppo accentratore. Per la scarsa autonomia meritano tutti l’insufficienza.