Già mi sembra di vederlo: Pantaleo Corvino armato di “Folletto” che fa un po’ di pulizia nella rosa della prima squadra (per i dirigenti è stata usata la granata). Il nuovo main sponsor si offre a facili battute (finalmente potremo aspirare a qualcosa, faremo piazza pulita delle avversarie) e vignette satiriche che, si può star certi, non mancheranno. Certo, avere sulla gloriosa maglia viola la marca di un aspirapolvere sembra una deminutio se paragonata a quella di griffe di abbigliamento sportivo, compagnie aeree, case automobilistiche.
Chi pensa questo non considera che niente di tutto ciò che ho appena elencato, aveva un ruolo nell’immaginario collettivo oltre mezzo secolo fa. Invece il “Folletto” animava già le fantasie delle massaie negli anni del boom economico. Ammaliate e conquistate da disinvolti venditori porta a porta che riuscivano a piazzare l’elettrodomestico della Vorwerk anche a chi a mala pena metteva insieme i soldi per la cena. La casa tedesca fu protagonista di una meticolosa, ma stavolta pacifica, invasione di massa del territorio italiano. “Folletto” riuscì a conquistarsi una fetta così ampia di mercato da essere usato nel linguaggio comune come sinonimo di aspirapolvere. Quasi come l’aspirina, ancora oggi considerato un termine generico per indicare un analgesico ed in realtà marchio registrato di un medicinale specifico.
Insomma sulle maglie di Borja Valero e compagni campeggerà un nome che fa parte della storia commerciale dell’Italia del dopo guerra. Un nome diventato familiare anche a chi il Folletto non l’ha mai impugnato. Un nome da amarcord, da fotografie in bianco e nero. Da oggi venate di viola.